Il campionato di Open Femminile, tra il campo e l’infermeria.

Il fischio finale, poi un boato. Non ce ne rendiamo neanche conto e siamo tutte strette in un abbraccio dal sapore più dolce che ci sia; il mister Bandera si è precipitato a stringerci. Urla, lacrime, ma chi ci capisce più niente!

Per tanti è stato un normale venerdì di inizio maggio, per il San Giacinto Open Femminile il 5 maggio 2017 è una data che rimarrà scolpita nel cuore per molto, molto tempo.

Procediamo per gradi: la storia merita attenzione e voi, cari venti lettori manzoniani, forse non la sapete tutta; non sapete che in verità questa stagione è stata una lunga, dolce, amara passione.

A settembre si parte carichi di mille speranze e grandi volontà: a dire il vero quest’anno si riparte in canna già da fine agosto, con una preparazione atletica degna del suo nome. Il preparatore Fabio Giobini è implacabile, non guarda in faccia nessuna, anzi, guarda sconsolato i nostri patetici tentativi di mantenere il fiato dopo soli dieci minuti di corsa. Non si cura neanche del rientro di alcune giocatrici dopo un anno di inattività: le tre mamme (Sabrina Renzi, Valentina Barbieri e Maria Montefusco) e la recuperata Federica Cella reduce da un pesante infortunio al crociato, con le quali deve fare i conti, soprattutto dal punto di vista psicologico. La squadra tuttavia è gaudiosa, si ha voglia di stare insieme, di ridere; il volley, in fin dei conti, per noi è sempre stato questo: un caro pretesto per fare gruppo.

Come dicevo, a settembre si è tutte molto cariche: ci sono tante iscritte, la squadra è florida. Gli acquisti sono significativi: la polivalente poliziotta Manuela Marian, il centrale Bianca “Bibi” Belluzzo, la palleggiatrice Beatrice Cinque; le mamme paiono comunque reggere e Federica è carichissima… insomma partiamo che anche noi non riusciamo a crederci: siamo tante e gli acquisti sono ottimi!

La stagione precedente saluta diverse giocatrici di grande carisma: Irene Galanti, Paola Chiappalupi, Giulia Cagliari (tutte e tre in dolce attesa!), Elisa Borboni, Erica BuccioMarta Nahed Kalifa, Stefania Crescini e Chiara Iadicicco, ma il reintegro pare convincente e il mister sembra tranquillo. Poi…

Ecco, c’è sempre un poi in questa storia: cominciamo con una notizia molto bella perché il neo acquisto, la centrale Bibi appena approdata nel Sangia, ci dà la splendida novella della sua pancina. È in attesa! Siamo tutte felicissime e pensiamo che evidentemente sette gravidanze in due anni di volley alzano il tasso di natività dell’intera nazione.

La stagione parte e nel frattempo arriva anche Dalila Braga (centrale): giocatrice di livello ferma da un po’ di anni, ma che ci regala stabilità (soprattutto mentale, visto lo scarseggiare dei centrali). Il libero è un’altra figura venuta a mancare: dopo un po’ di riluttanza e mille promesse da far mantenere al mister (tipo: “non considerarmi primo libero”) Meri Montefusco, da vecchio opposto della squadra, accetta di sperimentarsi in questo ruolo da lei sempre denigratissimo. Siamo forse alla frutta?

La stagione invece parte, eccome se parte! Il libero improvvisato pare girare e la formazione è compatta e coesa. Mister Bandera schiera Lucia Comincini (il nostro capitano amatissimo) al paleggio, Barbara Dalé opposto, Sabrina Renzi e Federica Cella bande, Carolina Scaroni e Roberta Fassoli centro. L’inizio, come si diceva, è scoppiettante; lo splendido girone d’andata vede il Sangia ai vertici, inseguito da Ponte Zanano e Vecchie Glorie. Queste sono entrambe squadre agguerritissime, con giocatrici scaltre (data anche la luuunga esperienza): la prima sconfitta di girone avviene infatti a Ponte Zanano, ma nessuno pare essere troppo sconvolto. Si sa, meglio perdere qualche partita in campionato che la finale, quasi a scongiurare ciò che accade in finale due anni fa… Federica Cella merita menzione: la sua guerra psicologica sembra essere totale e vince la ratio! Ci regala grandi partite, seguita da una squadra compatta che può contare su di una panchina di altissimo livello.

Il girone di ritorno parte piuttosto traballante e, cari lettori, possiamo ora cominciare a narrare l’amarezza che ha pervaso questa parte di campionato, a causa della sfortuna che pare aleggiare costante in ogni occasione. Partiamo dalla dolcissima Tiziana “Tiz” Ferrari: in seguito ad una rovinosa caduta dagli sci, nonostante l’esperienza, il crociato parte. Lo stop della Tiz piomba sulla squadra come una sciabolata.

Poco dopo si consuma una nuova tragedia: durante una partita la veterana Renzi si accascia e stringe il ginocchio; subito cerca di minimizzare, ma il suo sguardo è preoccupato. Qualche giorno dopo il verdetto: menisco da operare e stop d’obbligo. Bandera pare cadere in un baratro. Cosa fare? Roby Fassoli, da poco assunta, ha un lavoro che la costringe spesso lontana dal campo; Dalila Braga idem, periodo densissimo e fatica a presenziare; Manu Marian subisce un intervento che la allontana dal campo per almeno 15 giorni (anche se proprio così non è stato, santa Manu).

Ecco perché la provvidenza manzoniana agisce! Dapprima la giovane Valentina Tartaglia, centrale di carisma e imponente muro, fa ritorno dopo anni lontana dal Sangia e subito viene fagocitata, poi il magico ritorno di Eli Borboni riaccende le speranze. Con un timido “posso venire a fare due tiri” la poveretta non ha minimamente capito cosa l’attenderà.

Ridotte all’osso, ecco un nuovo tragico intervento del malefico fato: Baby Dalè è bloccata con la schiena. Ormai la squadra reagisce con risate isteriche e toccate varie in parti intime e, in un modo o nell’altro, giungiamo agli sgoccioli del ritorno. La partita contro Ponte Zanano (l’ultima), porta ad una vittoria insperata. Il Sangia è primo: via alle semifinali! Sottorete la palleggiatrice delle avversarie profetizza un crudele “tanto perderete”, ma viene ignorata senza dare adito a polemiche. La sfortuna c’è: la squadra si sente però pervasa da una sorta di fatalismo, per la serie “se ce la facciamo è un miracolo”. In semifinale le squadre che si fronteggiano sono: San Giacinto – Calvisano e Ponte Zanano – Vecchie Glorie.

Sangia parte ospite a Calvisano: c’è una tensione incredibile in campo eppure non si parte malaccio. Dopo pochi punti eccolo il fio, il terribile fato che mazzuola la povera squadra bresciana. La centrale Scaroni subisce un’invasione avversaria che la porta a cadere sul piede nemico… caviglia partita; in campo ci sono solo lacrime e sgomento. Sotto di due set a zero, il Sangia recupera incredibilmente il terzo set, poi il quarto e, con un moto d’orgoglio, si porta a casa la partita! Questo è il primo segnale che porterà il mister a credere che la sua squadra sia una fenice.

Il ritorno di semifinale porta alla tranquilla vittoria in casa della squadra padrona. Bon, ormai è fatta, il Sangia va in finale contro Vecchie Glorie. Ponte Zanano nel frattempo se l’è gufata pertanto, come si diceva una volta, “San Piero dice il vero”. Il Mister pare non crederci, però è tranquillo: come la va, la va. Certo è che una vittoriella, dopo due tentativi falliti e due finali perse, sarebbe proprio bella!

E come andata? Il resto è storia. Ne hanno parlato giornali e televisioni. La partita a Bagnolo Mella ha definitivamente concorso alla definizione di Araba Fenice per il Sangia.

Rinate. Risorte. Vittoriose!

Questo grazie soprattutto ad una incredibile forza di rivalsa e a tante altre cose:

  • Una panchina incredibile: la vecchia Barbieri (riesumata e fondamentale), Bea, Sabri, Caro, Dali, Tiz, Manu. Preziose!
  • Mamma Ire
  • Un tifo meraviglioso; i nostri tifosi sono il meglio!
  • La squadra di pallavolo di San Polo (Sant’Angela Merici), per noi ormai “il SAM”, che ci ha ospitato quando eravamo senza palestra, ci ha allenato e ha creduto in noi (bello vero? Squadre avversarie, ma amiche… ecco l’essenza dello sport)
  • Alice ed Erika, giovani leve delle Top Junior, spesso a disposizione per salvarci in campo!
  • Federica Cella che ha vinto il riconoscimento di miglior giocatrice in campo. Splendida!

Ecco, cari venti lettori: questa è la nostra storia, riassunta. Grazie anche a voi di averla voluta ascoltare.

 

Meri Montefusco, libero in pensione